L’anno 2021 sarà molto speciale. Sai perché? Perché l’Italia festeggerà i 700 anni dalla morte del maestro Dante Alighieri. Dal 12 marzo al 4 luglio 2021 la Galleria degli Uffizi e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì realizzeranno la grande mostra ‘Dante. La visione dell’arte, che si terrà ai Musei di San Domenico, a Forlì.
Più che celebrare la morte del sommo poeta, la mostra vuole essere un simbolo di redenzione e rinascita, non solo per la Toscana e l’Italia, ma per l’arte. La città di Forlì è stata scelta per ospitare la mostra per il suo significato nella vita di Dante; infatti l’autore della Divina Commedia trovò rifugio a Forlì dopo aver lasciato Arezzo nell’autunno del 1302, rimanendo per oltre un anno presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città.
Opere rivelate al pubblico
La Galleria degli Uffizi presterà molte delle sue opere per la mostra, inclusi alcuni famosi capolavori delle sue collezioni. Alcuni di essi solitamente non sono a disposizione del pubblico, perché sono custoditi nello spazio destinato alla chiesa di San Pier Scheraggio, dove, tra l’altro, si teneva il concilio di cui Dante in passato era parte. Sono il ritratto di Dante Alighieri e Farinata degli Uberti di Andrea del Castagno.
Ma c’è di più! La mostra presenterà un altro ritratto di Dante, in questo caso realizzato da Cristofano dell’Altissimo per la serie commissionata da Cosimo I de ‘Medici dedicata agli uomini illustri. Non mancheranno la “Cacciata di Adamo ed Eva” del Pontormo e anche un sublime disegno di Michelangelo che ritrae un dannato nell’Inferno della Divina Commedia, oltre a una selezione di pregiatissimi disegni di Federico Zuccari per l’edizione quattrocentesca illustrata del testo.
Saranno presenti anche sculture, come un busto marmoreo di Virgilio, realizzato dallo scultore settecentesco Carlo Albacini; e una delle più recenti acquisizioni della Galleria degli Uffizi, la tela ottocentesca del protoromantico toscano Nicola Monti dal titolo “Francesca da Rimini all’inferno”.
Molte altre opere saranno prese in prestito dai musei di tutto il mondo per far parte della mostra e rendere omaggio al più grande poeta d’Italia e, forse, del mondo. Un’occasione imperdibile, di cui potrete godere ancora di più soggiornando all’Antica Torre Tornabuoni, il cui palazzo è stato menzionato da Dante nella Divina Commedia. Oltre a visitare la mostra, sarai dentro la storia. Non sarebbe fantastico?
La vita del poeta
Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 e cresce nel quartiere di San Pier Maggiore. Tra il 1275 e il 1282 Dante studiò presso i conventi di Santa Croce e Santa Maria Novella e, a 16 anni, scrisse i suoi primi sonetti.
Dante Alighieri ebbe anche un ruolo politico, militando a fianco dei guelfi moderati, i cosiddetti “bianchi”, contrariamente alle ambizioni del papato di dominare Firenze. È diventato consigliere e membro del Collegio dei Priori, dove ha svolto funzioni eccezionali.
Nel gennaio 1302 i moderati furono sconfitti e Dante fu accusato di corruzione in cariche pubbliche e condannato a pagare una pesante multa. Il 10 marzo la sentenza è cambiata in pena di morte, il che significa che il poeta sarebbe stato bruciato vivo se fosse rimasto a Firenze, motivo per cui è stato esiliato per un lungo periodo, che è stato, artisticamente parlando, il periodo più produttivo della sua vita.
Dopo aver trascorso un po’ di tempo a Verona, si recò a Bologna, dove rimase tra il 1304 e il 1306. Dopo la sua espulsione da Bologna, iniziò un pellegrinaggio attraverso le terre italiane.
Secondo le informazioni disponibili sul sito del Museo Casa Di Dante, non è stato ancora possibile stabilire con precisione l’anno in cui Dante iniziò a scrivere la Divina Commedia. Due sono però le date ritenute più probabili: 1304 e 1306-1307, essendo quest’ultima più probabile, dato che tra il 1304 e il 1306 Dante era impegnato a scrivere altre due opere (De vulgari eloquentia e Il Convivio). Nel 1316 Dante dedicò a Cangrande della Scala il primo canto del Paradiso, al quale lavorò fino agli ultimi anni della sua vita.
Nel 1318 giunse Ravenna, ospite di Guido Novello da Polenta e morì il 13 settembre 1321 vittima della malaria.