Per la prima volta una mostra mette a confronto le tre Pietà di Michelangelo. Una accanto all’altra, l’originale della Pietà Bandini, appena restaurata, incontra i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini dei Musei Vaticani.
Le tre statue sono in mostra presso la Sala della Tribuna di Michelangelo del Museo dell’Opera del Duomo. Insieme, offrono al pubblico l’opportunità di vedere l’evoluzione dell’arte di Michelangelo e la sua maturazione spirituale, fin dalla prima giovinezza – quando a Roma scolpì per la Cappella dei Re di Francia nell’antica San Pietro (l’opera è ora nella navata laterale nord della Basilica) – alla sua ultima stagione, quando, ormai vecchio, mise mano alla Pietà che oggi è a Firenze e poi alla Pietà Rondanini conservata a Milano.
È un viaggio di oltre cinquant’anni, che spazia dall’ambizione del giovane che nella versione vaticana scolpì il suo nome sul petto della Madonna, all’identificazione personale dell’anziano artista, che nel Museo dell’Opera si ritrae nella somiglianza di Nicodemo.
Verso la morte Michelangelo meditò profondamente la Passione di Cristo, come egli stesso chiarisce in un disegno contemporaneo della Pietà, donato alla marchesa di Pescara Vittoria Colonna, dove scrisse la frase di Dante: “Non pensi a quanto sangue costi» (Paradiso XXIX, 91). Il sublime risultato di questa meditazione spirituale fu l’esecuzione della Pietà Rondanini, la cui estrema bellezza risplende nel tramonto della figura.
Pietà Vaticana
“Una Vergine Maria vestita con Cristo morto nudo tra le sue braccia”. Questa fu la commissione data a Michelangelo dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas in prossimità del Giubileo del 1500 e che diede origine alla prima Pietà dell’artista. Con la Pietà Vaticana (1498-1499), il Buonarroti impressionò per la sua bellezza e, anche, per la giovialità di Maria, che fece stranezza in molti dell’epoca. Il capolavoro fu collocato nella cappella di Santa Petronilla poco prima del 1500, in seguito la Pietà fu trasferita a San Pietro e, nel Settecento, fu esposta a destra della navata, dove si può ancora ammirare oggi.
Pietà Bandini
L’esecuzione della Pietà Bandini avvenne molti anni dopo, intorno al 1547. Fu un’opera lunga e complessa, mai portata a termine da Michelangelo. Infatti, prima di essere venduta nel 1561 a Francesco Bandini, la statua fu terminata da Tiberio Calcagni, assistente capo del Buonarroti. L’idea iniziale era quella di esporre l’opera nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma, probabilmente per la sepoltura di Michelangelo. Ma, con la morte dell’artista, nel 1564, si decise di utilizzare la Pietà per la sua sepoltura a Firenze, nella Basilica di Santa Croce. In seguito, l’opera rimase a Villa Bandini a Montecavallo e solo nel 1674 fu acquistata da Cosimo III de’ Medici che la assegnò ai sotterranei di San Lorenzo. Nel 1722 la Pietà fiorentina fu trasferita a Santa Maria del Fiore. Dal 1981 è ospitato nel Museo dell’Opera del Duomo.
Pietà Rondanini
L’opera è stata ritrovata nello studio di Michelangelo dopo la sua morte, il che indica che ha lavorato alla Pietà Rondanini fino ai suoi ultimi giorni. Nell’inventario redatto in quei giorni, la Pietà è descritta in questi termini: “Statua iniziale per un Cristo e un’altra figura in alto, incollati insieme, grezza e non finita”. Nel gruppo le parti completate, riferite alla prima bozza, si alternano alle parti non finite, legate al ripensamento della seconda versione. Acquistata dai Marchesi Rondanini nel 1744, la Pietà arrivò a Milano, dove dal 1952 è custodita nel Castello Sforzesco. Risultato finale di un lungo cammino di arte e di fede, la Pietà Rondanini è più una preghiera che un’opera d’arte, o meglio, è la dimostrazione artistica del fatto che l’uomo di fede ha visto oltre le apparenze reali, che la mano che non riesce a restituire ciò che l’occhio interiore ha potuto vedere.