Il Salone del Cinquecento ha una nuova opera d’arte che sarà esposta fino al 31 maggio 2021 in una mostra dal titolo “Bronzino e il sommo poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio”.
Il ritratto di Dante è un olio su tela datato 1532-1533, secondo Giorgio Vasari nella “Vita del Bronzino”, del 1550. Il ritratto fu commissionato a Bronzino insieme ai ritratti di Petrarca e Boccaccio dal colto banchiere fiorentino Bartolomeo Bettini, con “poeti che hanno, con versi e prese toscane, cantato d’amore” per decorare una stanza della casa con delle lunette e al centro una tavola con “Venere e Cupido” dipinta dal Pontormo su cartone di Michelangelo Buonarroti, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia.
L’ambizioso progetto, rimasto incompiuto, coinvolse i maggiori pittori attivi in città in quel periodo e anticipò temi cari agli scrittori della futura Accademia fiorentina (alla quale appartenne lo stesso Bronzino fino al 1547), dando risalto alla lingua toscana e al rapporto tra arte e poesia.
Dei tre ritratti commissionati al Bronzino, solo quello di Dante è sopravvissuto fino ad oggi. Conosciuto in passato attraverso un disegno preparatorio della testa del poeta (conservato alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera), una copia su tavola (conservata nella Collezione Kress della National Gallery of art di Washington) e varie riproduzioni grafiche, è stato a lungo disperso finché la tela non è stata rinvenuta in una collezione privata fiorentina e accolta dalla critica come l’originale del ritratto dantesco ricordato nella biografia vasariana dell’artista.
Nell’anno che celebra i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, la mostra del suo ritratto a Palazzo Vecchio non è solo un omaggio al sommo poeta, il padre della lingua italiana, ma anche un ricongiungimento dell’artista con Firenze, dove non è mai riuscito a tornare dopo essere stato esiliato.
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