Fino all’8 settembre, il Palazzo Medici Riccardi ospita la grande mostra L’incanto di Orfeo, con circa sessanta opere d’arte dedicate a una delle figure più significative e immortali della mitologia greca, che spaziano dai dipinti alle sculture, dai disegni ai manoscritti, dalle installazioni ai film, dall’antichità classica ai giorni nostri.
Tra le opere esposte spicca il magnifico bassorilievo neo-attico in marmo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che raffigura Orfeo, Euridice ed Ermes nel momento esatto in cui il leggendario bardo perde la sua amata per la seconda volta, questa volta per sempre. La visita attraversa opere di Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon, Feuerbach, De Chirico, Savinio, Melotti, Twombly, prese in prestito da prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali, tra cui la Galleria degli Uffizi a Firenze, il Museo del Louvre a Parigi, il Mart di Trento e Rovereto, il Kunsthistorisches Museum e il Belvedere a Vienna, tra gli altri.
Orfeo e i Medici
Nel cortile del Palazzo Medici Riccardi, una scultura in marmo cattura l’attenzione: è “Orfeo che incanta Cerbero” di Baccio Bandinelli, che rende evidente come il personaggio mitologico sia una figura rilevante sia per Firenze che per la famiglia Medici. L’interesse per Orfeo si sviluppò durante il periodo di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, grazie agli artisti, studiosi, filosofi e poeti che gravitavano attorno alla famiglia Medici, come dimostrano le numerose opere a lui dedicate.
Orfeo fu un soggetto privilegiato nell’arte e nella scultura fiorentina, accanto a figure emblematiche come Ercole, David e Giuditta. Figlio della Musa Calliope e del mitologico re trace Eagro (o di Apollo, secondo altre versioni), è presente già nel XV secolo su una delle piastrelle del Campanile di Giotto e ricevette un posto speciale nello studio e nella costruzione dell’era classica durante il Rinascimento, da prospettive letterarie, filosofiche e politiche.
E proprio durante questo straordinario periodo di filologia e sperimentazione con le arti e le scienze umane, Agnolo Poliziano (che era un intimo conoscente di Lorenzo il Magnifico e traduttore latino delle Argonautiche orfiche) scrisse il dramma Fabula di Orpheo – un esemplare inestimabile di questa opera dalla Biblioteca Riccardiana è esposto in questa mostra insieme a una preziosa antologia illuminata degli Inni orfici della fine del XV secolo, a testimonianza dell’interesse culturale che si sviluppò in quel periodo per il Neoplatonismo.
Il fascino del circolo mediceo per Orfeo si manifestò all’inizio del XVI secolo quando il colto Papa Leone X, tramite la mediazione del governatore di Firenze, il cardinale Giulio de’ Medici, commissionò a Baccio Bandinelli la scultura che oggi si trova esposta nel cortile del palazzo: questo gruppo scultoreo, al centro di questa mostra, divenne il simbolo dell’epoca di pace e concordia che i Medici desideravano per Firenze.
Lo stesso Cosimo I de’ Medici non sfuggì al fascino di Orfeo e volle essere ritratto come lui nel dipinto di Agnolo Bronzino, trasferendo idealmente su di sé il potere incantatore e civilizzatore che distingueva il poeta trace.